I Castelbarco dal Rinascimento all’Ottocento

Il Rinascimento: i Castelbarco tra Venezia e gli Asburgo

Nel 1497, Antonio Castelbarco, già alleato dei veneziani, risolse di schierarsi al fianco degli Asburgo e accettò l’investitura da Massimiliano I d’Asburgo, conte del Tirolo. Nel 1508, mentre la Lega di Cambrai voluta dall’Asburgo combatteva i veneziani, la popolazione della Val di Gresta scacciò le truppe della Serenissima ma fu solo a seguito della Battaglia di Agnadello (14 maggio 1509) che la Val Lagarina e il basso Trentino si liberarono dei veneti passando sotto l’egida dell’Austria.

I Castelbarco di Gresta, unico ramo sopravvissuto dell’antica famiglia, rimasero padroni delle giurisdizioni tirolesi di Castelbarco e Gresta: quest’ultima comprendeva i paesi di Ronzo, Chienis, Varano, Pannone e Valle; Mori era uno dei “Quattro Vicariati”, con Ala, Avio e Brentonico, la cui giurisdizione era vescovile.

 

Il Seicento: crisi e rinascita del casato

Nella seconda metà del XVII secolo, la storia dei Castelbarco subì un radicale mutamento. Nel 1652 il feudo avito di Castelbarco passò ai Lodron. Nel 1654, mancando eredi maschi al principe-vescovo Carlo Emanuele Madruzzo di Trento, l’imperatore Ferdinando III si dimostrò favorevole a riconoscere gli antichi diritti dei Castelbarco sulla Val Lagarina.

Nel 1663, i “Quattro Vicariati” vennero resi ai conti Carlo, Francesco (1620-1695) e Giovanni Battista Castelbarco, figli del conte Scipione Castelbarco. Sede dinastiale divenne il Palazzo Castelbarco di Loppio, presso Gresta. Giovanni Battista Castelbarco (1657-1713) sposò Clarice Rangoni, ma non ebbe figli.

Nel 1699 fu ambasciatore plenipotenziario dell’imperatore Carlo VI in Italia e successivamente fu il primo governatore del ducato di Mantova dopo il suo ritorno all’impero. Il fratello Sigismondo Carlo Castelbarco (1661-1708) divenne principe-vescovo di Chiemsee. Il terzo fratello Scipione Giuseppe Castelbarco (1665-1731), sposò Costanza Visconti nel 1696. Essa era figlia ed erede di Cesare Visconti, marchese di Cislago, conte di Gallarate e grande di Spagna, ultimo del ramo dei Visconti di Cislago.

Il matrimonio aumentò considerevolmente la ricchezza di Giuseppe Scipione, che ereditò il marchesato di Cislago, la contea di Gallarate (che comprendeva Gallarate, Ferno, Samarate, Cassina Verghera, Bolladello, Solbiate sopra l’Arno, Peveranza, Arnate, Cedrate, Santo Stefano e Cardano) a cui era unito il Grandato di Spagna di Prima Classe, le consignorie di Somma, Crenna ed Agnadello, e il feudo di Quinzano con Montonate, Villa in parte, San Pancrazio, Vizzola, Cimbro e Cuvirone per metà, sempre nel territorio di Varese. Giuseppe Scipione fu consigliere dell’imperatore Carlo VI e suo ambasciatore al Duca di Savoia.

 

Il Settecento: i Castelbarco-Visconti-Simonetta

Gli scontri della Guerra di Successione Spagnola videro Scipione Giuseppe Castelbarco impegnato a servire l’imperatore Carlo VI come ambasciatore presso le corti del Nord-Italia, mentre i suoi possedimenti trentini, tra cui anche il palazzo dinastico di Loppio, venivano distrutti dalle truppe francesi (1703).

Bisognoso di alleanze in una Milano da poco passata sotto il dominio austriaco (v. Trattato di Utrecht), Scipione Giuseppe risolse di legarsi ai Simonetta, famiglia nobile oriunda della Calabria insediatasi da tre secoli nel territorio milanese con ottimi agganci politici.

Teresa Castelbarco (…-1786), figlia di Scipione e Costanza Visconti, venne data in sposa ad Antonio Simonetta (…-1773), ciambellano degli Asburgo in Milano, la quale sposò poi in seconde nozze morganaticamente Francesco III d’Este, Duca di Modena e di Reggio e feudatario di Varese vita natural durante.

Carlo Francesco Ercole Castelbarco (…-1734), fratello di Teresa, ottenne dall’imperatore Carlo VI investitura dei feudi viscontei materni, divenendo marchese di Cislago (1716), e proseguì nella scelta paterna di alleanza con i Simonetta. Fu ufficiale nell’esercito di Eugenio di Savoia al servizio di Carlo VI. Nominato colonnello nel 1731 divenne aiutante generale del maresciallo de Mercy, morendo però nella battaglia della Crocetta presso Parma nel 1734.

Il 2 giugno 1749, Cesare Ercole Castelbarco (1730-1755), figlio di Carlo Francesco Ercole, sposò la cugina Francesca Simonetta (1731-1796), nata dal matrimonio Castelbarco-Simonetta, sancendo l’unione dei due casati. Il matrimonio fruttò ai Castelbarco anche il possesso della Villa Contessa, grossa proprietà dei Simonetta nel territorio di Vaprio d’Adda tenuto in locazione dalla chiesa di Milano.

 

L’Ottocento: i Castelbarco-Albani

All’epoca del conte Cesare Pompeo Castelbarco (1782-1860), figlio di Carlo Ercole Castelbarco (1750-1814) del fu Cesare Ercole e di Maria Litta Visconti Arese (1761 – 1815), i Castelbarco vivevano ormai gran parte dell’anno a Milano o nelle loro vaste proprietà in Lombardia (oltre alla Villa Contessa entrarono anche in possesso di un vasto stabile ad Imbersago e della villa-castello dei Visconti di Cislago). Le giurisdizioni feudali trentine venivano gestite da capitani e vicari, mentre le proprietà familiari erano affidate ad amministratori.

Il 15 giugno 1831 il principe Carlo Castelbarco (1808-1880), figlio di Cesare Pompeo, sposò Antonia Litta Albani (1814-1855), ottenendone in dote Villa Albani a Roma e il diritto al doppio cognome Castelbarco-Albani per gli eredi a seguito dell’infeudazione (1848-1858) di Montignano Albani.

*  Liberamente tratto dal libro di Gian Luigi Falabrino “Storia della Famiglia Castelbarco”

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